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Un’inchiesta giornalistica dipana i fili del rapporto tra Stato e mafia partendo dall’attivismo di Peppino Impastato per arrivare a Mafia Capitale e alle mafie del nord. Si ricostruiscono i fatti grazie alle testimonianze di chi la mafia la combatte in casa propria, nel proprio lavoro, nelle aule dei tribunali o sulle pagine stampate. Da don Ciotti a Giancarlo Caselli, da Franca Imbergamo a Giovanni Impastato, da Lirio Abbate a Carlo Lucarelli, un inserto fotografico d’autore arricchisce il lavoro mostrando i volti di chi lotta, senza paura e con determinazione. I contenuti testuali sono accompagnati da un apparato fotografico che si articola in tre progetti complementari: i ritratti a taglio reportage “rubati” nel corso delle interviste, i ritratti posati e una documentazione sui luoghi chiave della vita di Impastato. Il tutto in un rigoroso contrasto bianconero, volutamente scelto da Falaschi per enfatizzare la potenza del messaggio espressivo.

 

“Sono assolutamente convinta che Peppino Impastato sia stato eliminato perché aveva inquadrato perfettamente quali erano i traffici illeciti della cosca di Badalamenti e, molto probabilmente, era a conoscenza anche dei suoi rapporti con le Istituzioni”

Franca Imbergamo, magistrato

 

“Più l’informazione è silenziosa, più gli affari dei mafiosi possono proliferare.”

Lirio Abbate, giornalista

 

“Peppino era un poeta, un artista, parliamoci chiaro, e noi sappiamo benissimo che i poeti, gli artisti rispetto a buona parte dei politici e dei militanti comunisti hanno una maggiore sensibilità, perché riescono a capire, a percepire con grande anticipo le trasformazioni di un’intera società, di un intero mondo, gli artisti ci arrivano prima.”

Giovanni Impastato, fratello di Peppino